La Battaglia di Lepanto alla Scuola Grande di San Marco a Venezia
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La Venerata Confraternita Scuola Grande di San Marco ha organizzato il 7 ottobre 2021 a Venezia

Un appuntamento con la Storia -

1571 – 2021, Lepanto. Una vittoria Europea

Si è rivelato un convegno di eccezionale interesse, al quale hanno partecipato autorevoli relatori, in un luogo di assoluto prestigio, nel quale siamo stati cordialmente accolti.

E' stato uno dei rari eventi in presenza nel giorno della commemorazione dei 450 anni dalla Vittoria nella Battaglia Navale di Lepanto.

Vi presentiamo una breve sintesi di alcune relazioni, frutto di nuovi studi e introspezioni, accompagnata da foto scattate nella straordinaria Sala Capitolare.

 

 

 

 

 

 

Nelle prime battute il saluto di Padre Michele Scarso, Superiore della Comunità dei Frati Domenicani della attigua Chiesa dei Santi Giovanni e Paolo al cui interno si trovano memorie storico-religiose della Vittoria di Lepanto.

 
 
 

 

Il Direttore della Scuola Mario Po’ ha presentato "Alcune considerazioni di geopolitica storica sul Mediterraneo, Turchia ed Europa" ribadendo che la Vittoria di Lepanto ha preservato l' “Idea” dell’Occidente.

Di grande interesse i riferimenti storici della strategia imperiale turca che parte da 8000 anni prima di Cristo, attraversando i territori dal Mar Cinese all’Adriatico, e che era decisa a "portare il cavallo a mangiare sulla piazza di Pietro" a Roma.

Ricorda la vittoria a Vienna del 1683 contro l'esercito Ottomano e sottolinea anche il grave errore di Napoleone che tolse di mezzo Venezia, potenza strutturata a contrastare i Turchi.

Tiene in considerazione che i Turchi raccolgono i frutti dopo diverse generazioni e, nell'attualità, osserva che si sentono assediati, che si sono messi in marcia,  che stanno approfittando del vuoto di potere nel Nord Africa e, infine, che stanno premendo sui Balcani e sull'Iran.

 

 

 
 
 

L'esperto di opere d'arte Mario Cazzato ha illustrato "L'iconografia di Lepanto nelle chiese di Lecce e del Salento".

Vedi il collegamento

 
 

 

Esterni della Scuola
 

 

 

 

 

 
 

Cecilia Gibellini dell'Università del Piemonte Orientale

Parlando su "Il mito di Lepanto nella Letteratura e nell'Arte veneziana" ricorda le processioni e le feste che seguirono la Vittoria e alcune opere d'arte quali: la pala d’altare di Santa Maria del Giglio e il dipinto nella sala dello scrutinio di palazzo Ducale.

 

 

Nicoletta Bazzano dell'Università di Cagliari ha parlato, via internet, sul tema di “Lepanto un trionfo romano” e ha ricordato che Roma, intesa come municipio, voleva fuggire dall’austerità di Pio V e si immaginava, per esempio, un trionfo con sfilata di prigionieri; ma Pio V non voleva il trionfo.

Tuttavia si fece; si passò sotto gli archi trionfali e alla fine arrivò, su cavallo bianco, Marcantonio Colonna comandante in seconda della vittoriosa flotta della Lega Santa.

Ma gli aristocratici non parteciparono al trionfo.

   
 
 

Emiliano Beri dell'Università di Genova

La sua relazione dal titolo “La costruzione di un antieroe: Giovanni Andrea Doria a Lepanto” ha trattato i vari aspetti della condotta del genovese che in molti hanno accusato di codardia tanto che anche il Turco pensava che Doria volesse fuggire; anzi il Turco pensava che tutti volessero fuggire.

Sta di fatto che le 11 galee del Doria, di sua proprietà, furono risparmiate.

 
 
 
 

Katerina Korré dell'Istituto Ellenico di Studi Bizantini e Postbizantini di Venezia, ha trattato “Lepanto e Michel Foucault: letture di storia e antistoria” i soffermandosi sulle cronache personali di centinaia di piccoli protagonisti.

Una Microstoria di accordi, lettere, luoghi, riscatto, storie personali: la Loro Storia.

 

 

 
 

Vedi anche il progetto

Il Leone di Venezia sul Mediterraneo

sul Dogado e sugli Stati da Tera e da Mar

 

 


 
Interni della Scuola
 

 

 

Leonardo Punzi indaga su “Sebastiano Venier, capitano generale da Mar a Lepanto tra i Turchi e la gotta”.

Come direttore dell'istituto di Storia della Reumatologia di Venezia analizza la situazione del Venier che usa pantofole e non stivali, anche in battaglia, ed è convinto che fosse ammalato di gotta.

Il Venier accusava, quindi, forti dolori al piede che lo costringevano ad usare calzature “comode”.

Termina con una simpatica domanda: Perché la natura ha inventato la gotta?

 
 
 

 

Conclude Pieralvise Zorzi della Scuola Grande di San Marco che, fra l'altro, ricorda che Marcantonio Bragadin, dopo un estenuante eroico assedio e dopo aver concluso un trattato di resa onorevole, uscì dalla fortezza di Famagosta con il paggio che reggeva un ombrellino rosso.

Si dice che questa scena, unitamente alla rabbia non ancora sbollita di essere stato tenuto in scacco per quasi un anno da truppe enormemente inferiori, irritò a tal punto il sultano che lo fece scuoiare vivo!

Aggiungiamo che questa atrocità non fu vana perché indusse la Lega Santa a lasciare il porto di Messina dove si era riunita e ad andare alla ricerca della flotta Turca che fu segnalata, raggiunta e poi sconfitta a Lepanto, o meglio nelle acque delle isole greche Echinadi-Curzolari.

La pelle di Marcantonio Bragadin ora è conservata in un mausoleo nell'adiacente Chiesa dei Santi Giovanni e Paolo.

 

 

 
 

l'autore del reportage: Tiziano Biasioli
 
 
 
 

 

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