La
“Società Milanese
d’Automobili Isotta Fraschini”
fu costituita a Milano
nel 1900 da un gruppo
di appassionati e facoltosi signori
e ben presto divenne la più
prestigiosa fabbrica italiana di
automobili di lusso.
La Tipo 8,
presentata nel 1919,
fu una delle prime vetture di serie
al mondo equipaggiata con un motore
a 8 cilindri in linea ed
è uno dei miti
dell’automobilismo mondiale:
prodotta solo in forma di autotelaio
è stata vestita con le più belle ed
eleganti carrozzerie.
Le dimensioni erano monumentali, gli
interni erano sofisticati
salotti ricchi di cristalli, argenti
e radica, con eleganti
tappezzerie damascate.
Sull’Isotta Fraschini non mancava
nulla per garantire il massimo
comfort: dal “necessaire” dedicato
alla signora, al set da uomo con “piega
baffi”.
“… c’era un’altra
ospite nel garage, una enorme
automobile straniera, una di quelle
enormi divoratrici di benzina, aveva
il bollo del 1932, supposi che i
proprietari se ne fossero andati
quell’anno… “
“.. a che ci servono
due auto io ne ho una .. e non è una
di quelle orribili vasche da bagno
tutte cromate di oggi .. è una
Isotta Fraschini… non avete mai
visto una Isotta Fraschini? Non le
facevano in serie quelle! Mi costò
28.000 dollari! … così Max riesumò
quella vecchia vaporiera e la lustrò
per benino. Lei mi scorazzava in
lunghe e solenni passeggiate. La
macchina era tappezzata in pelle di
leopardo e aveva uno di quei
telefoni interni placcato in oro…”
dal Film Viale
del Tramonto, l’automobile
di Norma Desmond era una splendida
Isotta Fraschini degli anni Venti.
Luciano Nicolis racconta: “L’esemplare
esposto viene dalla Pennsylvania,
mi dissero che il suo ultimo
proprietario fu un commerciante di
carbone. Passò anche fra le mani del
figlio del poeta Gabriele
D’Annunzio, Veniero, rappresentante
della Isotta Fraschini per gli USA.
Gente ricca che per esprimere il
proprio status viaggiava su auto di
lusso. Ho impiegato 12
anni per
restaurala”.
“Provate a pensare
alla cultura: anche leggere
il libretto di istruzione per
restaurare un’automobile è fare
cultura. Bisogna
continuamente leggere e leggendo
s’impara. La passione è un motivo
per fare cultura. E’ un qualcosa
che vale di più del denaro,
che dà una grande soddisfazione
interiore. Questo vale per questa
macchina e per tutte le Isotta
Fraschini.
L’Isotta Fraschini non veniva
carrozzata e quindi veniva passata
alle carrozzerie tra cui Farina,
Sala e Castagna che
erano molto di moda. Quest’ultima
era una carrozzeria di lusso in cui
si facevano solo macchine di gran
lusso. Qui gli operai
venivano incentivati a operare
continuamente delle piccole
modifiche che arricchivano il
modello e di conseguenza anche il
prezzo saliva. A fine anno il
proprietario della carrozzeria
premiava l’operaio che aveva avuto
le idee migliori.
Agli inizi
si pensava che l’automobile venisse
mossa dal demonio, tanto che il
Vescovo di Napoli cercava di far
sparire il diavolo con l’acqua
santa, senza riuscirci ovviamente.
Gli autisti invece venivano visti
come degli astronauti. Siccome non
c’era la patente , all’automobilista
veniva dato un libretto con le
istruzioni. Per girare a destra o a
sinistra bastava semplicemente
mettere fuori una mano, così come
per fermarsi bastava un
cenno. Bisognava rispettare anche i
pedoni, c’era una sorta di
competizione tra automobilista e
pedone: l’automobilista aveva come
un’arma a disposizione. Si doveva
dare la precedenza ai carretti, le
strade erano strette all’epoca.
L’automobilista doveva stare molto
attento”.
“Questo é un motore 8
AS che a differenza
dell’8 A, che era il più diffuso, ha
il carburatore applicato
direttamente sui cilindri mentre l’8
AS ha l’aspirazione sulle testate.
Il motore é ancora molto grosso, ha 7500
di cilindrata. Si
poteva pensare che consumasse molto.
Al contrario questo è un motore che
fa pochi giri di conseguenza consuma
poco. La sua potenza è
così elevata che ha solo tre
marce…
io parto spesso in seconda per non
dover cambiare la marcia.”
“Dal finestrino
centrale sul soffitto di questa
macchina usciva il fumo
della pipa. Dalla parte
destra la signora dava gli ordini
all’autista premendo dei pulsanti
elettrici su cui c’era scritto – vai
piano, corri, gira a destra ecc
– i comandi si illuminavano sul
cruscotto: era la donna che dava gli
ordini. Una volta la donna curava
molto la propria immagine a
differenza di oggi.”
“Ho conosciuto
personalmente Carlo Castagna, il
figlio, che ha recuperato per me
tutte le informazioni della vettura,
raccontandomi di quando lui aveva
venduto questa vettura con il figlio
di Gabriele D’Annunzio che si
chiamava Veniero, percorrendo le
strade di New York con le dive del
cinema. Infatti sulle mie carte, per
me, ha scritto: “ricordando il
passato…”
Per 12 anni,
Luciano Nicolis non ha lesinato
sforzi per riportare la vettura allo
splendore iniziale; il risultato del
restauro è un capolavoro degno di
un’auto leggendaria.
Il
restauro di un oggetto d’epoca è
sempre un’opera d’arte,
una commistione di abilità manuale e
conoscenza tecnica, ma è soprattutto
cultura, sapere, documentazione, un
lavoro che rispetta la storia le
origini di un manufatto, un lavoro
per chi si può permettere di non
transigere sull’importanza di ogni
piccolo dettaglio. Un’opera
lunga e paziente è il premio finale
di tanta fatica,
compresa nella suggestione del
recupero dell’oggetto, prima
irrimediabilmente perduto, nascosto
sotto la crosta del tempo, e che
adesso il restauro sapiente ci ha
restituito nell’interezza dei suoi
valori.